SARDEGNA IN CAMPER COSA VEDERE ON THE ROAD
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Sardegna in camper di due settimane, fra la fine di agosto e i primi di settembre, 2000 km di strade, sentieri, spiagge, montagne, centri abitati e panorami incredibili. Abbiamo deciso di visitare quest’isola per scoprire luoghi diversi. Non solo, quindi, le spiagge, che spesso catalizzano il flusso dei turisti, data la loro bellezza da cartolina.
Non ci siamo sbagliati a dedicarle un viaggio specifico, poichè sono tantissimi i luoghi interessanti e sconosciuti, che vale la pena scoprire. Come ho detto, spesso si pensa alla Sardegna, come l’isola delle spiagge, ma ci si dimentica che per gran parte è montuosa e che vanta una storia millennaria, dove popoli da tutto il Mediterraneo sono arrivati.
TRAGHETTO PER LA SARDEGNA
Il nostro viaggio in Sardegna in camper è cominciato da Civitavecchia, dove ci siamo imbarcati alle undici meno un quarto del mattino, sul traghetto della Caremar. Al momento della nostra prenotazione, le offerte di questa compagnia risultavano essere le più vantaggiose econonomicamente.
Avremmo preferito rimanere nel nostro veicolo durante la traversata, ma il parcheggio era al coperto, e per ragioni di sicurezza, non è stato possibile.
Fortunatamente, il traghetto non era pieno, così abbiamo trovato posto anche all’interno, nella zona bar. Avendo come mascotte il nostro cagnolino, lo abbiamo dovuto sistemare nelle gabbiette sul ponte all’esterno.
Naturalmente per lui non è stato molto piacevole ritrovarsi da solo, così ogni tanto siamo andati a trovarlo per fargli fare una passeggiata, e sgranghirsi le zampette… Per lui, quindi, il viaggio non era cominciato molto bene…ma ci saremmo fatti perdonare…
Navigando di giorno, le circa sei ore di viaggio, sono trascorse abbastanza in fretta. Il meteo era bello e il mare calmo. In prossimità delle coste sarde, la nave ha rallentato, mentre in lontananza l’isola di Tavolara, coperta da un cappello di nuvole, ci faceva capire quali bellezze ci aspettavano….
ARRIVO IN SARDEGNA IN CAMPER FINO A SAN GIOVANNI CIRCA 50 KM
POSADA COSA VEDERE
Lo sbarco a Olbia si è svolto rapidamente, così verso sei di sera eravamo già on the road in Sardegna in camper. Abbiamo puntato direttamente su Posada, un bel borgo nell’entroterra, posizionato su una collina, e caratterizzato da vicoli, strade acciottolate, e case colorate.
Ripide scalinate scenografiche, stretti edifici e piazzette rustiche, conducono fino alla cima dove si trovano i ruderi del castello della Fava. Dall’alta torre squadrata, con la luce del tramonto, è possibile ammirare il paesaggio circostante fino alla costa.
Per la notte, abbiamo preferito raggiungere il borgo marinaro di San Giovanni, capitando giusto giusto davanti a una pescheria, che vendeva street food. Disponeva inoltre anche di tavoli all’aperto, così ci siamo accomodati e ordinato pesce fritto, gamberoni alla brace e insalata di polipo. Non potevamo cominciare meglio di così la nostra avventura in terra sarda!
PRIMO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 230 KM
SPIAGGIA DI BERCHIDA
Dopo una nottata alquanto calda, ci siamo preparati per raggiungere la prima destinazione della giornata in Sardegna in camper. Lungo la strada abbiamo fatto però varie deviazioni.
A Santa Lucia di Siniscola, abbiamo ammirato la scenografica torre di avvistamento del 1600. Si tratta di una delle decine di torri che costellano la costa, edificate per difendersi dagli attacchi dei saraceni.

Un’ulteriore fermata, ci ha portati alla spettacolare spiaggia bianca di Berchida. Purtroppo il tratto per raggiungerla era sterrato, così ci siamo impolverati, in compenso abbiamo incrociato dei simpatici muli, che girovagavano liberi.
Lo splendido litorale deserto, ci ha invogliati a fare una passeggiata, in mezzo a una natura solitaria.
Sulla strada principale, abbiamo costeggiato anche le grandissime cave di marmo di Canale Longu Oroe.
GROTTE DI ISPINIGOLI
Alle grotte di Ispinigoli siamo arrivati in tempo per la visita guidata delle dieci, dove siamo scesi nelle profondità della terra. Dopo una lunga scalinata, ci siamo ritrovati al cospetto dell’altissima colonna in calcare bianco, di 38 metri, che è considerata la più grande d’Europa. Terminato il percorso, di circa un’oretta, abbiamo proseguito con il nostro itinerario giornaliero in Sardegna in camper.
NUORO COSA FARE
Direzione entroterra, passando in mezzo ai paesaggi montuosi del Supramonte, dopo 30 km siamo arrivati a Nuoro, nell pieno dei festeggiamenti del Redentore. Siamo arrivati, però, in mattinata, per cui non abbiamo visto la sfilata dei tipici costumi tradizionali sardi, che dovevano cominciare alle quattro del pomeriggio. In compenso, non abbiamo avuto problemi di parcheggio, e ci siamo goduti la città in completa tranquillità .
COSA VEDERE A NUORO
Abbiamo iniziato il giro in prossimità del belvedere della Madonnina, dal quale si vedeva il monte Ortobene, alto circa 1000 metri. Per raggiungere la sua cima, ci sono circa 6 km dal centro di Nuoro, inoltre questo è un luogo molto amato dalla popolazione locale, sia per la presenza della statua del Cristo Redentore, che per i numerosi sentieri escursionistici.
Noi abbiamo preferito perderci nei vicoletti dello storico rione Santu Predu, o san Pietro, con un’atmosfera più raccolta.
Il quartiere è noto anche per la casa museo di Grazia Deledda, la scrittrice premio nobel per la letteratura del 1926. I suoi due romanzi più famosi sono “Canne al vento” e “Edera” nei quali viene narrata la realtà sarda di quel periodo, sia sotto l’aspetto economico che dei valori sociali. La vita di allora era, infatti, governata da leggi tradizionali, che si rifacevano alla famiglia patriarcale.
Siamo passati anche per l’irregolare piazza di san Sebastiano Satta, un altro poeta nuorese, con massi in granito e statuine in bronzo. Percorso un tratto di corso Garibaldi, costellata di bar e negozi, abbiamo concluso il percorso di visita alla Cattedrale di Santa Maria della neve, in stile neoclassico.
Avremmo voluto visitare anche il Man, il museo di arte di Nuoro e il museo etnografico sardo, ma il tempo era poco e dovevamo rimetterci on the road.
MAMOIADA COSA FARE
Cambiato scenario, ci siamo diretti nel cuore della Barbagia, una storica regione sarda, che vanta tradizioni e siti naturalistici particolari. Per l’esattezza eravamo ai piedi del Gennargentu, che significa “Porta d’argento“, un parco nazionale, che comprende anche il Golfo di Orosei.
La prima località raggiunta è stata Mamoiada, dove ci siamo soffermati solo a fare delle foto alle maschere gigantesche, poste in mezzo a un incrocio. Questo paese è famoso per il carnevale tradizionale, che evoca antichi riti pagani dedicati alla fertilità .
CARNEVALE DI MAMOIADA
In quest’occasione si possono vedere i figuranti con le maschere dei mamuthones, scolpite nel legno scuro, con espressioni grottesche. Indossano pelli di pecore e sulla schiena portano file di pesanti campanacci. Li accompagnano gli issohadores, che portano invece maschere chiare, un berretto in testa e un corpetto rosso. Durante la sfilata, questi ultimi circondano i mamuthones che sono sottomessi, e con un lazo accalappiano giovani donne…
ORGOSOLO COSA VEDERE
Successivamente ci siamo avviati verso Orgosolo, oggi il paese è famoso per i murales, ma in passato era al centro della zona soggetta al fenomeno del banditismo, faide familiari e sequestri di persone. Insomma, era un luogo dove non ci si poteva di certo annoiare…

Mentre stavamo arrivando alla meta, abbiamo notato i primi dipinti sulle pietre, come il “Pastore a riposo” riprodotto utilizzando due grandi massi. Ci siamo addentrati nelle stradine del borgo, con case in pietra e muri decorati da murales colorati e arricchiti con scritte e pensieri.
Questa tradizione risale al 1969, quando i pastori si sono ribellati all’esproprio delle loro terre per scopi militari. Da allora, i murales si sono moltiplicati fino a diventare quasi duecento. Si sono rivelati essere un metodo alternativo per esprimere ideologie e proteste, con tematiche variegate, che riguardano tutto il mondo.
Si possono vedere, quindi, riprodotti fatti storici locali come quelli riguardanti l’altra parte del pianeta. Nel nostro girovagare ne abbiamo ammirati tantissimi, ubicati in ogni angolo, sulle facciate delle case. Abbiamo trovato anche il tempo per concederci una pausa ristoratrice, a base di gnocchetti sardi e affettati tipici, insomma un altro modo per ricaricare le nostre batterie.
SORGENTI SU GOLOGONE
Tornati verso Nuoro, abbiamo imboccato la strada che ci ha condotti verso le sorgenti di Su Gologone, in mezzo al Supramonte. Con una bella passeggiata nel bosco, siamo arrivati al punto finale della gola calcarea. I colori smeraldini e turchesi della sorgente erano incredibili, senza contare che sotto si apriva anche un’enorme grotta, accessibile solo dagli speleologi.
La quantità dell’acqua che sgorga da queste sorgenti varia in base alla stagione, e genera un torrente che sfocia poi nel Cedrino, uno dei principali fiumi della Sardegna.
PARCO NATURALE DEL GOLFO DI OROSEI E GENNARGENTU
Nel nostro on the road in Sardegna in camper abbiamo voluto percorrere la lunga strada che passa nel parco naturale del Golfo di Orosei e Gennargentu, con spettacolari vedute. Non è stata comunque una passeggiata di salute, dato che ci siamo ritrovati a compiere un’infinità di tornanti e saliscendi.

In lontananza, siamo riusciti a scorgere la grandissima gola di Gorroppu, che è considerata il gran canyon della Sardegna, e uno dei più grandi d’Europa. Ha una lunghezza di circa un km e mezzo, e in alcuni punti le pareti rocciose sono alte 450 metri…
Noi ci siamo accontentati di vederlo da lontano….esistono tuttavia molti sentieri escursionistici di varie lunghezze e difficoltà ….
LIDO DI ORRI
Stravolti dai km percorsi in camper, su e giù dalle montagne, finalmente siamo tornati verso la costa. Ci siamo fermati al Lido di Orrì, che ha una spettacolare spiaggia con rocce levigate che spuntano dall’acqua.
Ci siamo fatti anche il primo bagno in Sardegna, rilassandoci nell’acqua fresca e limpida, e pienamente soddisfatti dei luoghi visti fino a quel momento.
SECONDO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 150 KM
ARBATAX
La nostra avventura on the road in Sardegna in camper ci ha portati ad Arbatax, una località posizionata su un promontorio, con le particolari rocce rossastre. Il nome Arbatax deriva dalla parola araba che designava la 14° torre di avvistamento della zona, edificata contro gli attacchi dei saraceni.

Un tempo qui si trovava la cava dalla quale erano estratti i materiali sia per la costruzione del borgo che del porto. La curiosa “finestra squadrata” in mezzo al gruppo roccioso, è opera dell’uomo, non è quindi naturale. Dopo un rapido giro intorno, ci siamo avviati all’interno dell’Ogliastra, in direzione Lanusei.
BOSCO DEL SELENE
Percorrendo colline verdeggianti dell’entroterra, siamo arrivati al Bosco di Selene, con fitti lecci, castagni e querce. Il luogo è noto anche per l’importante sito archeologico.
Camminando nella penombra degli alberi, nel totale silenzio, ci siamo imbattuti nelle tombe dei giganti, realizzate con massi squadrati in granito. Abbiamo visto anche resti di un nuraghe dell’età del bronzo, pozzi sacri e un’esedra usata per i riti funebri.
TACCHI DELL’OGLIASTRA
Ripresa la strada, verso Ulassai, abbiamo visto di sfuggita i “Tacchi dell’Ogliastra”. Si tratta di spoglie cime di montagne calcaree, che per la loro forma ricordano i tacchi delle scarpe.
In realtà , per osservarle meglio, avremmo dovuto andare in altre direzioni, in modo da scorgere anche i tacchi più famosi. Ci siamo fatti perlomeno un’idea del loro aspetto, e per un momento, ci siamo ritrovati nei paesaggi selvaggi della west coast degli States.…
Tornati sulla costa, ci siamo fermati a Porto Corallo, per un rapido spuntino a base di cozze saltate in padella. In seguito, abbiamo raggiunto alcuni nostri amici sulla spiaggia di San Giovanni, a pochi km di distanza.
COSTA REY IN SARDEGNA
Trascorse un paio di ore in loro compagnia, ci siamo diretti a esplorare un altro tratto della costa orientale della Sardegna. Vista l’enorma bellezza del luogo, non abbiamo rinunciato a farci un bagno anche nelle bellissime acque smeraldine della Costa Rey.

Scogli levigati che affioravano dall’acqua, rendevano il paesaggio davvero suggestivo, fra cui spiccava lo scenografico scoglio di Peppino.
Non contenti, abbiamo raggiunto anche la splendida spiaggia Sant’Elmo, anch’essa con rocce bianche in mezzo all’acqua, e poi cala Sinzias, che con le luci dorate del tramonto era davvero incredibile…
VILLASIMIUS COSA VEDERE E FARE
La serata è trascorsa nuovamente in compagnia dei nostri amici, andando a mangiare in un ristorante a base di pesce. Non mi sono fatta scappare una bella spaghettata con la bottarga, una vera specialità sarda, costituita da uova di muggine o cefalo essiccate.
Prima di salutarci, abbiamo passeggiato per il piccolo centro storico di Villasimius, che non è affacciato sul mare, come si potrebbe credere.

Il nome Villasimius deriva probabilmente dal fatto che in passato era scomparso, a causa delle scorribande saracene, oppure dai fiumiciattoli che per gran parte dell’anno si seccano. A poca distanza si trova invece Simius, la zona costiera disseminata di hotel e resort e aree verdi.
TERZO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 120 KM
Il mattino successivo, prima di ripartire, abbiamo raggiunto i vari punti interessanti di questa parte della costa, molto turistica, come la spiaggia di Porto Giunco, ai piedi di un promontorio. Il suo profondo arenile, di quasi 200 metri, ripara alle spalle lo stagno di Notteri, che è meta prediletta dei fenicotteri rosa.
Questo ultimo lembo di costa sarda si conclude con lo scenografico e selvaggio capo Carbonara, percorso da sentieri panoramici, dal quale si vede l’isola dei Cavoli.
CAMPIDANO COSTA MERIDIONALE DELLA SARDEGNA
La tortuosa strada costiera, di circa 50 km, ci ha condotti da Villasimius a Cagliari. Eravamo nella zona del Campidano, in questa parte caratterizzato da bellissime calette e spiagge solitarie, circondate dalla macchia mediterranea. Attraversato il promontorio di Capo Boi, la baia di Solanas, Quartu Sant’Elena, siamo arrivati alla spiaggia del Poetto, alle porte della città .
La grande oasi naturale di Molentargius Saline, è il luogo di nidificazione di varie specie di uccelli, come ad esempio, aironi, garzette, germani reali, anatre e fenicotteri rosa.

Nel nostro caso, ci siamo limitati ad attraversare l’area per raggiungere il centro storico di Cagliari, che si sviluppa in parte sulla collina, un tempo luogo prediletto da nobili, clero e militari.
CAGLIARI COSA FARE
Uno dai punti panoramici della città è proprio lo scenografico Bastione Saint Remy, sopra il quale si trova la terrazza Umberto I. Addentrandoci nelle tipiche stradine, abbiamo visto dapprima la torre dell’Elefante e poi la torre di san Pancrazio, dalle quali si ammirano spettacolari panorami sulla città .

Il quartiere Castello è costellato di edifici storici, come il Palazzo di Città , un tempo castello, la Cattedrale di Santa Maria, in stile pisano. Nel museo archeologico, che non abbiamo visto, si trovano le famose statue dei giganti di Mont’e Prama.
Proseguendo si trova l’anfiteatro romano, che ospitava un tempo fino a 10.000 persone. Siamo scesi, inoltre, nei quartieri di Stampace e Marina, per gironzolare negli scenografici vicoli e piazzette.
CHIA COSA VEDERE E FARE
Ripreso il nostro on the road in camper in Sardegna, ci siamo diretti nuovamente verso la costa, passando in mezzo agli stagni di Cagliari, altre oasi naturali.
Avremmo voluto visitare l’importante sito archeologico di Nora, risalente al periodo fenicio-punico e romano. Purtroppo bisognava partecipare a una visita guidata, e non avevamo tempo sufficiente, così abbiamo preferito arrivare fino alle meravigliose spiagge dorate di Chia.

Sistemati in un’area camper, ci siamo cambiati di corsa, per trascorrere il resto della giornata in spiaggia. Chia è caratterizzata da uno spettacolare mare dalle mille sfumature, con rocce affioranti e promontori scenografici. Noi eravamo nella spiaggia selvaggia di Su Giudeu, con lo stagnone de Su Sali alle spalle.
Con una bella camminata, ho raggiunto altre calette, dalle quali si vedeva l’isolotto di Su Giudeu e, sull’altro lato, la spiaggia di Campana Dune, tutti luoghi paradisiaci, circondati dalla macchia mediterranea. Ci siamo rimasti fino al tramonto, concludendo la giornata, con una buona spaghettata in camper.
QUARTO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 150 KM
STRADA PANORAMICA COSTA DEL SUD SARDEGNA
A questo punto del nostro on the road in Sardegna in camper, ci trovavamo a percorrere la costa meridionale dell’isola. La panoramica strada costiera ci ha condotti alle incredibili spiagge di cala Cipolla, capo Spartivento, la spiaggia di Tueredda, capo Malfatano, spiaggia di Piscinni, e golfo Teulada. Ci siamo limitati a scorgerle da lontano, perchè le mete erano altrove.
NECROPOLI DI MONTESSU
Lasciata la costa, ci siamo diretti verso l’interno della Sardegna, con l’idea di visitare le grotte di Is Zuddas. Purtroppo, la visita guidata non era subito, così abbiamo proseguito per la Necropoli di Montessu.

Questo meraviglioso sito archeologico era molto interessante, tuttavia le temperature roventi non ci hanno proprio aiutati a godere pienamente del luogo.
La necropoli si trova a Villaperuccio, nel Sulcis, in un anfiteatro roccioso costellato di sepolture scavate nella roccia.
MONTESSU COSA VEDERE
Dal parcheggio si sale un sentiero, in parte composto da scalini in pietra, per raggiungere la parte superiore, dove si sviluppa il suggestivo percorso di visita. Si possono ammirare ben 40 domus de janas, ossia tombe nuragiche, che risalgono a 5000 anni fa.
Le tombe hanno forme circolari e quadrate, alcune presentano decori a spirale e altre disegni stilizzati di corna di toro, simboli della femminilità e mascolinità . Si vedono ancora delle chiusure realizzate con pietre squadrate, e degli incavi nei quali erano sistemati oggetti votivi. Solitamente erano circondate da pietre che fungevano da recinto.
Vista la loro posizione sopraelevata, rispetto all’area circostante, si ammirano anche bei panorami. Molte di queste tombe sono state modificate nel corso delle epoche e trasformate in abitazioni. In tempi più recenti, i pastori le hanno utilizzate come ripari, e hanno asportato le volte, al fine di utilizzarle come abbeveratoi per gli animali.
Ridiscesi al parcheggio, abbiamo trovato dei simpatici asinelli, con i quali ci siamo intrattenuti qualche minuto all’ombra, tanto per riprendere le forze….
TRATALIAS
Dirigendoci verso la costa, abbiamo fatto una sosta nel borgo “fantasma” di Tratalias. Questo antico paesino del Sulcis, è stato abbandonato nel 1971, per lo sbarramento del Rio Palma, che ha causato delle infiltrazioni, rendendo inagibili le abitazioni.

Il paese è stato ricostruito a poca distanza, per cui la vecchia Tratalias è stata riconvertita in un’attrazione turistica, mantenendo così la sua atmosfera di altri tempi. Il punto centrale è costituito dalla bella chiesa romanica di Santa Maria di Monserrato, che è stata per un periodo anche sede vescovile.
Si tratta di poche stradine acciottolate con bellissimi scorci e edifici dalle tinte pastello. Vengono spesso organizzate sagre tipiche e si trovano localini e botteghe artigianali, oltre al museo del territorio che conserva il carro della processione della Madonna.
PORTO PINO
Questo viaggio in Sardegna in camper è un continuo avanti indietro dalla costa all’entroterra, proprio perchè si tratta di una regione grande e complessa da visitare. Non volevo perdermi, quindi, la favolosa spiaggia di Porto Pino, anche se questo ha comportato ripercorrere, per un tratto, la strada due volte.

In una ventina di km siamo arrivati in questo angolo spettacolare con una lunga spiaggia di sabbia bianca finissima, dune e una vegetazione mediterranea.
Nonostante il poco tempo a disposizione, abbiamo deciso di fare ugualmente un veloce bagno, in questo mare dalle incredibili sfumature turchesi. La spiaggia, circondata dalle dune e da due stagni, prende il nome per la presenza dei pini d’Aleppo nel vicino promontorio.
SANT’ANTIOCO COSA VEDERE E FARE
La meta finale di questa giornata in Sardegna in camper era l’isola di Sant’Antioco, per cui avevamo ancora un bel po’ di strada da fare. Prima di oltrepassare il ponte che collegava l’isola alla terraferma, abbiamo addocchiato in un campo, lungo la strada, i due menhir di Su Para e Sa Mongia. Si tratta di due monoliti risalenti all’incirca al 3000 a.C. i cui nomi significano il frate e la monaca.

Tralasciato la principale località che dà proprio il nome all’isola di Sant’Antioco, abbiamo costeggiato lo stagno di Santa Caterina, luogo prediletto di varie specie di uccelli, fra cui i classici fenicotteri rosa. Siamo passati per le principali spiagge, come quella di Maladroxia, Coaquaddus, Cala Sapone, Cala Lunga, percorrendo anche strade sterrate con numerosi saliscendi, e circondati dalla tipica vegetazione mediterranea.
Abbiamo avvistato in lontananza, il faro di Mangiabarche, adagiato sugli scogli in mezzo al mare. Infine siamo riusciti a farci un altro bagno nella spiaggia delle Saline. La sera ci siamo spostati a Calasetta per una passeggiata, in quello che è il secondo centro abitato più grande dell’isola.
Sant’antioco, che è anche la principale cittadina, prende il nome dal martire nordafricano che convertì gli abitanti al cristianesimo. L’omonima chiesa sorge proprio sulle catacombe cristiane, ma questo luogo è stato da sempre una meta molto ambita da conquistatori.
Dapprima i fenici, poi i cartaginesi, i romani, i pirati, i francesi e infine i regnanti sabaudi. Tutti, in un modo o nell’altro hanno lasciato testimonianze del loro passaggio.
QUINTO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 100 KM
CARBONIA
Il nostro viaggio in Sardegna in camper è proseguito dirigendoci nel Sulcis Inglesiente, la zona sud occidentale dell’isola, che ha preso il nome da Sulkis, Sant’Antioco.
Carbonia è una delle principali località , e da come si comprende dal nome, è proprio in mezzo alla zona mineraria, che nei secoli è stata sfruttata da vari popoli. La cittadina stessa è sorta nel 1938, in piena epoca fascista, per ospitare i minatori e le loro famiglie. Si ritrovano quindi i classici stili architettonici squadrati e lineari di quel periodo.
Nel nostro caso, ci siamo limitati a raggiungere piazza Roma, sulla quale si affacciava il comune con la torre Littoria e la chiesa di san Ponziano con il suo campanile, che ricorda quello di Aquileia, in Friuli.
Dopo una deliziosa colazione, a base di tipici pasticcini sardi, siamo ripartiti. Abbiamo costeggiato i ruderi delle miniere di Serboriu, un tempo una delle più grandi d’Italia, all’interno delle quali si trova il Museo del Carbone. La sua attività estrattiva è durata dal 1937 al 1964, per cui durante la visita è possibile inoltrarsi nelle varie gallerie scavate e osservare la locomotiva e i vagoncini, le attrezzature e mostre di oggetti impiegati nel corso del tempo.

GROTTE DI SAN GIOVANNI
Con una deviazione verso l’interno, siamo giunti a Domusnovas per inoltrarci a piedi nella grande grotta di San Giovanni. Dal 1999 è considerata un monumento naturale, ed è la terza grotta al mondo di questo tipo. Per lungo tempo è stata percorsa da muli e veicoli per trasportare il materiale minerario da una parte all’altra.
Era però conosciuta fin dalla preistoria, e lo dimostrano i reperti archeologici e le due grandi muraglie rinvenute all’interno, che sono state però distrutte al momento della costruzione della strada.
Questa grotta carsica ha una lunghezza di 850 metri e si sviluppa in vari antri, uno dei quali è attraversato anche da un fiumiciattolo. Infine, il suo nome deriva da una cappella dedicata a San Giovanni, ricostruita poi all’esterno. Dal 2000 è possibile percorrerla a piedi grazie a un’adeguata illuminazione.
IGLESIAS COSA VEDERE
Raggiunta Iglesias, che prende il nome per la presenza di numerose chiese, ci siamo accontentati di girovagare nel centro storico. Durante il XIII secolo, qui governarono anche i pisani, guidati dal conte Ugolino della Gherardesca.
Ripresero in mano l’attività mineraria, utilizzando nuovi metodi estrattivi, ma influenzarono anche l’architettura cittadina. Un tempo esistevano una ventina di torri, tuttavia ora è rimasta solo la Torre pisana, oltre a tratti delle antiche mura e il castello sulla collina.
Fra le cose che abbiamo visto è stata la Piazza Quintino Sella, dedicata al ministro che si era occupato della regolarizzazione del lavoro minerario. Graziosa era anche la piazzetta con la cattedrale di santa Chiara d’Assisi, in stile gotico catalano.
Tuttavia, l’edificio più iconico di Iglesias è quello con il Caffè Lamarmora che presenta una facciata dai richiami liberty, con disegni e scritte di storiche marche di dolciumi e liquori.
GOLFO DI GONNESA COSA VEDERE
Uscendo da Iglesias, abbiamo costeggiato la miniera di Monteponi, con i vecchi edifici decadenti, e lungo la costa, ammirato splendidi paesaggi a picco sul mare azzurro.
Siamo passati per la spiaggia di Fontanamare, mentre nel paese di Nebida abbiamo percorso la passeggiata del belvedere, dal quale si vedevano i resti della laveria Lamarmora. Un tempo qui erano filtrati i materiali estratti dalla miniera.

Trecento ripidi gradini scendevano dalla costa fino al fabbricato in mattoni e pietre, a livello del mare, ma non li abbiamo percorsi. Da questo punto i minerali venivano caricati sulle navi dirette verso altri porti.
Dalla vicina Masua, anch’essa zona mineraria, si vedevano dall’alto della costa, i cinque faraglioni. Il più grande dei quali è il cosiddetto Pan di Zucchero. Questo tratto costiero è considerato il più antico d’Europa, con formazioni rocciose del periodo cambrico.
La spiaggia di Porto Flavia è sovrastata dalla miniera scavata nel promontorio. Sono visibili la torretta incastonata nella roccia e i tunnel, dai quali fuoriusciva il materiale estratto, che cadeva più in basso, per essere caricato sulle navi. Pare che il nome “Flavia” sia stato dato dall’ingegnere che ha progettato il porto, richiamando quello della figlia.
CALA DOMESTICA COSA FARE
L’ultima meta della giornata è stata Cala Domestica, una bellissima baia incastonata in mezzo a due alti promontori. La spiaggia dorata è molto profonda, mentre un’acqua cristallina ha mille sfumature. Il tutto è circondato da dune di sabbia e da una folta vegetazione mediterranea.

Sul fianco della scogliera, un percorso attraversa anche delle piccole gallerie scavate nella roccia, per raggiungere un’altra caletta più appartata.
Il tempo è volato fra bagni e passeggiate. Abbiamo noleggiato anche un pedalò, per allontanarci dalla costa e ammirare altri punti panoramici in mezzo alle formazioni rocciose.
La sera ci siamo fermati nel parcheggio di cala domestica, completamente isolati, in compagnia di altri camperisti. Come noi, hanno goduto della pace e della quiete del posto, e uno splendido cielo stellato, lontano dall’inquinamento luminoso.
SESTO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 220 KM
COSTA VERDE COSA VEDERE
Nuovo giorno di viaggio in Sardegna in camper, lungo la costa occidentale dell’isola. In questo tratto abbiamo oltrepassato la bella spiaggia di Buggerru. La località in passato è stato un altro centro minerario, e la galleria Henry ne è una testimonianza.
La galleria, diventata ora un museo, è stata realizzata verso la metà dell’ottocento, con lo scopo di trasportare i minerali da un posto all’altro. Situata nella falesia, all’altezza di 50 metri, ha una lunghezza di un km.
Proseguendo lungo il litorale, siamo passati anche per la lunghissima spiaggia, che a seconda dei tratti, prende il nome di San Nicola e Portixeddu. Il percorso è proseguito nell’entroterra, per poi tornare sul tratto costiero, noto con il nome di costa Verde della Sardegna.
DUNE DI PISCINAS
Le magnifiche dune di Piscina si raggiungono con una stretta strada tortuosa e sconnessa, in mezzo a paesaggi selvaggi. Lungo il percorso si vedono ancora vecchi ruderi di miniere abbandonate.
Dopo aver penato un po’ siamo arrivati al parcheggio, in mezzo alle dune e alla vegetazione, composta da lentischi, ginepri e olivastri.
Le dune di Piscinas, che raggiungono anche i 100 metri di altezza, sono considerate le più alte d’Europa, dopo quelle francesi. Questo è anche l’unico deserto italiano, con cumuli di sabbia, che si spostano incessantemente, grazie all’azione dei venti.

La vasta distesa di sabbia è attraversata, inoltre, dal rio Naracauli e dal rio Piscinas. Le acque di quest’ultimo assumono una colorazione rossastra, poichè passano per le gallerie della miniera di Ingurtosu.
Al nostro arrivo il paesaggio era spazzato dal maestrale, e i molti alberi piegati, testimoniavano questa potenza della natura. Si vedevano, quasi sommersi dalla sabbia, anche binari e vagoncini arrugginiti a testimonianza del passato minerario del luogo. Non a caso al largo della costa, pare ci sia anche il relitto di una nave inglese, affondata a causa del peso che trasportava.
MARMILLA COSA VEDERE
Abbiamo cambiato nettamente di scenografia, dirigendoci verso il centro della Sardegna, in quella che è chiamata la Marmilla, nella regione del Campidano. Si tratta di una verde vallata, caratterizzata da dolci colline arrotondate, che ricordano le mammelle, circondate da grandi distese di campi.
Nella località di Las Plassas abbiamo scorto in cima a una marmilla, i ruderi del suggestivo castello costruito nel XII secolo dal giudicato di Arborea.
Pochi km e siamo arrivati a Barrumini, e dopo un veloce spuntino in camper, ci siamo preparati alla visita guidata in uno dei più grandi e famosi nuraghe della Sardegna.
SU NURAXI DI BARRUMINI
Il maestoso nuraghe di Barrumini, chiamato Su Nuraxi, fa parte del Patrimonio dell’Umanità , ed è il più grande della Sardegna. Sull’isola se ne contano ben 7000 unità , ma non tutti hanno dimensioni simili a quello di Barrumini.

La sua costruzione è avvenuta in diversi periodi, cominciando nell’età del bronzo, circa il II millenio a.C. per essere poi abbandonato nel III secolo d.C.
Su Nuraxi è composto da una grande torre circolare posta al centro, alta 18 metri, che si restringe man mano verso l’alto. Attorno si trovavano le abitazioni delle famiglie del villaggio, anch’esse tonde, il tutto circondato da una grande muraglia in pietra. Per finire, la parola “nuraghe” significa “cumulo di pietre”.
GIARA DI GESTURI
Ripreso il camper, lungo la strada abbiamo scorto l’altopiano della giara di Gesturi. Si tratta di un altopiano di origine vulcanica, e giara o jara significa proprio questo.
In Sardegna ne esistono anche altri, ma quella di Gesturi è famosa per i cavallini selvatici dal manto scuro, più bassi dei soliti cavalli.
Siccome l’altopiano è coperto di rocce, i cavallini sono soliti abbevverarsi nei paulis, ossia delle depressioni rocciose, dove l’acqua piovana ristagna.
ARBOREA COSA VEDERE
Ritornati verso la costa, siamo passati per Arborea, giusto il tempo di fare un paio di foto nei luoghi più emblematici di questa cittadina, sorta nel 1928 con il nome di Mussolinia…
Nonostante il suo nome, che è cambiato poi in Arborea, nel 1944, la cittadina si presenta con un’architettura eclettica, con aspetti liberty e gotici, e non quelli tipici fascisti, squadrati e lineari.
E’ sorta su quello che un tempo era uno stagno malsano e infestato dalla malaria. Con l’arrivo di braccianti dal nord Italia, soprattutto Veneto, Friuli e Emilia Romagna, la zona è rinata grazie alla produzione di frutta e verdura e allevamenti di bestiame.
Arborea è ricca di verde grazie ai suoi giardini e viali, che costeggiano le fantasiose palazzine, ed è quindi un luogo piacevole da visitare.
Nei dintorni si possono vedere altri luoghi interessanti. A sud, ad esempio, il villaggio dei pescatori Marceddì, è attraversato da poche strade sterrate e barchette in legno colorate.
Oltre lo stagno di Marceddì, facendo un lungo giro, è possibile raggiungere Pistis, con la sua grande e profonda spiaggia dorata.
A nord di Arborea, lo stagno di S’Ena Arrubia è popolato da molti pesci e uccelli come l’airone rosso, il martin pescatore e i fenicotteri rosa. Su un lato è fiancheggiato dalla spiaggia.
SANTA GIUSTA
Abbiamo attraversato anche Santa Giusta, una delle cittadine più antiche della Sardegna, con una basilica romanica posta sulla collina. Poco lontano l’omonimo stagno, sul quale si trovano le tipiche imbarcazioni Su fassonis, realizzate con canne palustri. In agosto si tiene anche una particolare regata con queste barchette.
Nello stagno di Santa Giusta sono allevati anche i muggini, dai quali si ricava la bottarga una delle specialità gastronomiche sarde.
IS ARUTAS E MARI ERMI
La giornata è terminata a Is Arutas e Mari Ermi con le spettacolari spiagge composte da chicchi di quarzo, dalle varie sfumature. Pare che si siano formati da blocchi granitici dei fondali antistanti la costa, che con l’azione delle correnti, si sono sfaldati producendo piccoli grani, proprio della dimensione di un chicco di riso tondeggiante.

Purtroppo la spiaggia è talmente famosa, che viene continuamente depredata, tanto da mettere in pericolo la sua stessa esistenza…
Per questo motivo cartelli mettono in guardia sulle modalità di accesso, per evitare qualsiasi esportazione anche involontaria. Molti sono stati i visitatori che negli ultimi anni si sono pentiti e hanno restituito il maltolto….
Quando siamo arrivati noi, era ormai tardi per un bagno completo, anche perchè soffiava un’aria molto forte. Questa parte della costa è infatti molto battuta dai surfisti e kiter,che in questo mare dalle mille tonalità , trovano le condizioni ideali per divertirsi.
Come altri camperisti, ci siamo sistemati per trascorrere la notte nel parcheggio della spiaggia, in posizione riparata. In realtà , appena termina la spiaggia, che non è molto profonda, cominciano subito distese di campi e strade sterrate.
Dopo una tranquilla cenetta in camper, sono andata a fare una passeggiata solitaria fino alle falesie di su Tingiosu, alte 25 metri, da dove giungeva il frastuono delle onde che si infrangevano sulle rocce sottostanti. Il tutto con uno spettacolare tramonto che rendeva ancora più magica l’atmosfera.
SETTIMO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 150 KM
SAN SALVATORE
Dopo una nottata abbastanza agitata a causa del maestrale, che ha soffiato incessantemente, il nostro viaggio on the road in Sardegna in camper, è proseguito all’insegna del bel tempo…
La prima destinazione giornaliera si trovava a pochi km, e ci ha riservato subito una bella sorpresa. Pensavamo, infatti, di trovare un borgo silenzioso e abbandonato… invece siamo capitati nel bel mezzo della famosa processione degli scalzi…

San Salvatore è un borgo medievale di epoca spagnola, ed è composto da poche stradine sterrate, fiancheggiate da piccole abitazioni colorate, poste una accanto all’altra, con l’omonima chiesetta in mezzo.
CHIESA DI SAN SALVATORE
La chiesa di San Salvatore è sorta sopra un antico sito preistorico, che conserva ancora alcuni ambienti e un pozzo dell’acqua, a testimonianza dei riti pagani qui praticati da popoli precedenti, fra cui greci, punici e romani.
Edificata nel XVII secolo, la chiesetta ha un’acquasantiera ricavata proprio da resti antichi, e iscrizioni sui muri dei successivi conquistatori, fra cui gli arabi.
Il borgo è disabitato per gran parte dell’anno, sebbene alcune abitazioni, chiamate sas cumbessias, vengono occupate qualche giorno dai proprietari o affittate ai turisti. San Salvatore si risveglia la prima settimana di settembre, in occasione della corsa degli scalzi, alla quale partecipano ben 800 curridoris vestiti con tonache bianche.
L’immagine di San Salvatore viene trasportata per 8 km, dalla chiesa di Santa Maria Assunta di Cabras fino alla chiesetta del borgo. Il giorno seguente la processione si ripete all’incontrario e il paesetto torna alla sua tranquillità .
Noi, quindi, neanche a volerlo fare apposta, siamo capitati proprio durante questo famoso evento sardo. Questa casualità ci ha fatto proprio piacere, dandoci l’occasione di vedere un’antica tradizione sacra molto sentita dalla gente del posto.
SET CINEMATOGRAFICO DI SAN SALVATORE
Il borgo di San Salvatore è stato molto popolare negli anni 60/70, perchè era un set ideale per i numerosi film western, molto di moda in quel periodo. Grazie alle architetture e i paesaggi circostanti, che ricordano quelli degli Stati Uniti occidentali, sono stati ricostruiti saloon in legno e ridipinte le case di bianco.
Con il tempo, però, le location sono cambiate e il borgo è tornato al suo aspetto originale. Uno dei film di maggiore successo, girato in questo luogo, è stato “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone.
PENISOLA DEL SINIS COSA VEDERE
Percorsa la lunga e scenografica penisola del Sinis, verso Tharos, ci siamo fermati a vedere la chiesa di San Giovanni. E’ una chiesetta paleocristiana realizzata con blocchi di arenaria. Ha una pianta a croce greca sovrastata da una piccola cupola. Grazie al suo aspetto si inserisce magnificamente nel paesaggio circostante, roccioso e selvaggio.
THAROS SITO ARCHEOLOGICO
Procedento verso lo stretto istmo di San Giovanni, abbiamo visitato il sito archeologico di Tharros. L’antica città fenicia è sorta nel VIII secolo a.C su quello che in precedenza era una abitato nuragico, per essere poi abbandonata definitivamente nel XI secolo d.C.

Affacciata sul mare, in posizione scenografica, ma anche soggetta a erosione, Tharros ha visto il passaggio di numerose popolazioni.
Di epoca fenicia sono rimaste solo le necropoli con fosse scavate nella roccia, nelle quali sono stati rinvenuti corredi funerari e urne, e anche il tofet, il santuario a cielo aperto, delimitato dal recinto sacro.
I cartaginesi ampliarono le tombe e edificarono costruzioni, utilizzate poi dai romani che vi adagiarono sopra i loro palazzi. Questi ultimi rinforzarono anche le mura difensive, costruirono le terme, le strade con le canalizzazioni fognarie e l’acquedotto.
In epoca paleocristiana, molti edifici furono riconvertiti in spazi religiosi, trasformandosi in chiesa e battistero. L’arrivo dei saraceni, nel 1071, determinò la fine di Tharros, con lo spostamento della sede episcopale a Oristano, allora città giudicale.
Terminata la visita al sito di Tharros, siamo saliti sulla collina con la Torre spagnola di San Giovanni. La vista spaziava su tutta la penisola del Sinis, fino alla punta verdeggiante di Capo San Marco. Purtroppo il tempo era poco, e abbiamo preferito riprendere la strada per raggiungere Oristano, a una ventina di km.
ORISTANO COSA VEDERE E FARE
La città di Oristano non è molto grande, per cui ci siamo diretti subito nel piccolo centro storico pedonalizzato. Raggiunta Piazza Eleonora, abbiamo ammirato la statua della giudicessa d’Arborea, famosa per aver promulgato, nella metà del 1300, la “Carta de logu“.
Si trattava di una costituzione in lingua sarda, riguardanti varie tematiche, che è rimasta in vigore per quasi 400 anni. Fra il IX e il XV secolo, la Sardegna era, infatti, divisa in regni, chiamati proprio giudicati, che avevano un’organizzazione più moderna rispetto a quelli del resto d’Europa.
Dell’antica cinta muraria è rimasta praticamente solo la porta Manna o Torre di San Cristoforo, cosruita nel 1200, con materiali provenienti da Tharros. Ha un’altezza di 19 metri, e culmina con una torretta merlata sulla quale si trova una campana di bronzo.
A Oristano ci sono molte chiese, fra cui la cattedrale di Santa Maria Assunta, che conserva le reliquie di Sant’Archelao, il patrono cittadino.
Una manifestazione molto famosa di Oristano, è la sartiglia, che si svolge a carnevale. Ha un’origine spagnola, ed è praticamente un torneo in costume fra varie fazioni.
Ripreso il nostro viaggio on the road in Sardegna in camper, siamo passati per la spiaggia dell’arco, con la spettacolare formazione rocciosa alta 9 metri, chiamata appunto su Archittu.
BOSA
Prima di arrivare a Bosa, abbiamo intravisto il paese di Cuglieri, adagiato sulla collina, dove spiccava la Basilica di Santa Maria della Neve, con la cupola argentata.
Successivamente, siamo passati per la Marina di Bosa, un borgo peschereccio, con la sua spiaggia dorata, dove fra l’altro sfocia l’unico fiume navigabile della Sardegna, il Temo, sebbene lo sia solo per 6 km.

Siamo quindi arrivati a Bosa, situata un po’ all’interno, rispetto alla costa. La cittadina è caratterizzata da abitazioni colorate, tutte su un lato del fiume e alla base di una collina. I ruderi del castello Malaspina, che si trova in cima, offre viste spettacolari sulla vallata fino alla mare, grazie agli antichi camminamenti, ancora presenti. Si possono vedere anche le torri e la chiesetta di Nostra Signora di sos regnos altos.
Su una riva del fiume Temo, sono visibili i vecchi edifici delle concerie, che sono stati chiusi alla fine degli anni sessanta, e ora trasformati nel Museo delle conce.
Il Ponte Vecchio collega questa parte di Bosa al centro storico, che presenta molte stradine acciottolate, piazzette e varie chiese.
Noi ci siamo limitati a girovagare senza meta e a mangiare un gelato, per proseguire lungo la costa direzione Alghero.
COSTA DEI GRIFONI COSA VEDERE
Il tratto costiero, di circa 45 km, fra Bosa e Alghero è veramente scenografico, tanto che per la sua ricchezza paesaggistica, è stato proposto di farlo diventare patrimonio dell’Umanità .
Scogliere a picco sul mare, dalle varie colorazioni, calette e spiagge sabbiose e rocciose, una vegetazione rigogliosa dai mille colori. Ma anche riserva naturale dove nidifica il grifone, un rapace di grossa taglia, oltre a aquile reali e falchi pellegrini. Rientra nell’area anche Capo Marargiu un promontorio vulcanico, con aspri scogli di tufo e un fondale che è il paradiso dei sub.
Antiche pareti vulcaniche, siti archeologici e nuraghi, torri costiere di avvistamento, paesaggi selvaggi, sentieri suggestivi, miniere abbandonate, sono sono alcune delle cose da vedere in questo angolo sperduto di Sardegna. Come la mitica 101 Highway californiana, regala emozioni e di certo non delude….
ALGHERO COSA VEDERE
Finalmente siamo arrivati a Alghero, la nota località citata da Giuni Russo nella sua canzone estiva, alla quale la cittadina ha dedicato, poi, un belvedere.
Ormai era tardi per andare in spiaggia, anche perchè il tempo non era molto per la quale, così abbiamo trovato un parcheggio e ci siamo addentrati nel caratteristico borgo marinaro.

Mura fortificate costruite dai genovesi nel XII secolo, racchiudono il grazioso centro storico, che con le sue architetture ricorda ancora la dominazione spagnola. Alghero è infatti sopranominata anche Barceloneta, tanto che anche i cartelli delle vie riportano i nomi in questa lingua.
Per scoprirla, abbiamo percorso i camminamenti sulla cinta muraria, dalla quale si ammirava spettacolari panorami su tutta la costa fino a Capo Caccia. Sono otto i bastioni e le porte del borgo, fra cui quella di terra, usata da chi proveniva da Sassari, la porta Sulis, la più alta, e la porta san Giovanni.
Con le luci del tramonto e l’aria fresca che spirava, ci siamo addentrati nelle stradine acciottolate, disseminate di ristoranti, negozi e botteghe, fra cui quelle orafe, con i preziosi gioielli in corallo rosso. Alghero si trova infatti sulla costa del corallo, considerato l’oro rosso dell’isola, in pericolo di estinzione. Questo è il motivo per cui la sua raccolta è severamente regolarizzata e protetta.
PANE CARASAU E SEADAS
Vista l’ora, ci siamo concessi una deliziosa cenetta a base di gnocchetti sardi e pane frattau, il tutto accompagnato dal tipico vino rosso cannonau.
Un chiarimento riguarda il pane tipico sardo, che è il pane carasau, costituito da dischi di sottile sfoglia croccante. In base alle varie preparazioni, prende diversi nomi. Nel caso del pane frattau, vari fogli di questo pane sono bagnati nel brodo e conditi con salsa di pomodoro, pecorino per terminare con un uovo in camicia adagiato sopra. Il pane carasau può diventare guttiau quando è invece condito con olio e sale e poi ripassato al forno.

Il pasto è terminato con il dolce, in questo caso una seadas, una specie di tortello ripieno di formaggio filante e cospaso di miele e buccia di arancia…una vera specialità …

Ci siamo fatti un altro giretto per le caratteristiche stradine illuminate fino alla chiesa di San Michele, con la magnifica cupola maiolicata variopinta, e la chiesa della Misericordia, in stile gotico catalano. All’interno vi è conservato il simulacro Sant Cristus, una grande statua di Cristo, rinvenuta al largo della costa, in seguito a un naufragio di una nave proveniente dalla Spagna e diretta a Genova.
OTTAVO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 120 KM
FERTILIA
Un’altra nottata agitata a causa del maltempo in arrivo, e la nuova giornata in Sardegna in camper, non è iniziata con buoni auspici. Nonostante tutto, abbiamo proseguito dirigendoci verso Capo Caccia.
Costeggiato la grande baia di Alghero, e oltrepassato le sue bianche spiagge, come quella del Lido e di San Giovanni. Abbiamo scorto l’antico ponte romano nello stagno interno, prima di arrivare a Fertilia.
Da come si desume dal nome, anche questa località è stata fondata nel periodo fascista, allo scopo di bonificare le terre paludose circostanti. Come le sue sorelle, si presenta con le classiche linee architettoniche razionaliste.
Qui sono venuti dapprima i lavoratori ferraresi, poi dalmati e istriani, per cui la toponomastica richiama nomi veneti. Particolare è la parrocchiale del Sacro Cuore e San Marco in mattoni rossi e un moderno mosaico all’interno.
CAPO CACCIA COSA VEDERE
Sorpassata la spiaggia del Lazzaretto, abbiamo tralasciato il promontorio di Punta Giglio, con la rigogliosa foresta di Porto Conte. Durante la seconda guerra mondiale qui si trovava anche una base militare antiaerea, per cui è facile imbattersi in qualche rudere dell’epoca.
Costeggiato l’omonimo golfo ci siamo inoltrati nel promontorio di Capo Caccia, riserva naturale, che prende il nome dalle battute di caccia che avevano luogo nell’ottocento.
Le falesie del promontorio raggiungono un’altezza di 300 metri di altezza, ma a 180 metri si trova uno dei più potenti fari della zona. Alla base ci sono numerose grotte, alcune sommerse e poche accessibili liberamente, fra cui la grotta verde, dei ricami, per la ricchezza di concrezioni calcaree all’interno, e la più famosa, la grotta di Nettuno.
GROTTA DI NETTUNO COSA VEDERE
Abbiamo raggiunto il parcheggio prima dell’inizio delle visite, in modo da non avere problemi riguardanti il camper, visto che lo spazio era poco. Ma il cammino per arrivare alla meta era ancora lungo. Occorreva percorrere una ripida scalinata composa da 654 gradini, scavati nella roccia, che scendevano per 110 metri, in mezzo alle falesie.

Si tratta della Escala del Cabirol, realizzata nel 1959, che evita l’utilizzo di imbarcazioni, per arrivare all’ingresso della grotta di Nettuno.
La grotta di Nettuno è stata scoperta casualmente da un pescatore nel XVIII secolo, ma era già conosciuta nel neolitico, visto i numerosi reperti ritrovati all’interno.

Le vedute durante il tragitto erano meravigliose, con il sottofondo delle onde del mare che si infrangevano sugli scogli.
Abbiamo partecipato alla prima una visita guidata, che ci ha condotto in vari ambienti della grotta, come il lago salato Lamarmora, con la colonna in mezzo soprannominata “acquasantiera“.
C’erano poi la sala della reggia, con le altissime formazioni calcaree, quella dell’organo, della musica e molte altre. Per un tratto abbiamo girovagato da soli, godendoci meglio questo luogo fantastico e antico.
Terminata la visita non ci è rimasto altro che ripercorrere la scalinata in salita, nonostante la fatica ne siamo stati soddisfatti. Dalla sommità del promontorio è possibile ammirare anche l’isola Foradada, uno scoglio calcareo, alto 180 metri, con un passaggio che lo attraversa, in parte sommerso.
Alla base di Capo Caccia ci sono numerose calette e spiaggette, come quella del Tramariglio, cala Dragunara, e cala d’Inferno. In passato qui viveva anche la foca monaca, ora scomparsa, a causa della caccia spietata operata nei secoli precedenti. Sono ancora presenti invece molte specie di uccelli come i falchi e i maestosi griffoni.
SASSARI COSA VEDERE
Sassari è stata l’ultima città visitata durante il nostro on the road in Sardegna in Camper, raggiunta dopo circa 50 km.
Abbiamo fatto un rapido giro esplorativo, attraverso le strade del centro storico, ammirando il duomo di san Nicola, del XII secolo, con la sua bella facciata barocca, con nicchie che accolgono statue di santi.
Siamo poi andati a cercare una delle cose più belle e interessanti della città , la fonte Rosello…Questa fontana, costruita dai genovesi, risale al XVII secolo ed è fatta in marmo bianco e verde.

Presenta decorazioni geometriche e statue, come quella delle stagioni che simboleggiano lo scorrere del tempo.
La fonte si raggiunge scendendo una scalinata, e si trova in un avvallamento verde, sotto il ponte di Rosello. E’ una bella posizione, e guardandola sembra di tornare indietro nel tempo, anche perchè poco lontano si trova un antico lavatoio coperto in pietra, con una grande vasca piena di acqua.
Tornati nel cuore di Sassari, siamo passati per piazza Castello, con alte palme, sulla quale si affaccia il grande museo storico della Brigata Sassari. Quest’ultimo è stato costruito sul luogo dove un tempo si trovava il castello dei borboni, che la popolazione ha distrutto quando se ne sono andati.
La vicina piazza Italia è stata l’ultima cosa che abbiamo visto prima di riprendere il camper e dirigerci verso la costa settentrionale della Sardegna.
STINTINO COSA FARE E VEDERE
Purtroppo il tempo non si metteva per il meglio, anzi stava arrivando una perturbazione abbastanza grossa. Ci siamo diretti quindi sulla punta nord ovest dell’isola, e ci siamo subito fiondati nella spiaggia bianca della Pelosetta, che nonostante i nuvoloni neri era ancora molto affollata.

Anche se per poco tempo, ci siamo tolti lo stesso la soddisfazione di un bagno nelle acque dalle mille sfumature di questo angolo sardo, che con il cielo cupo erano ancora più accentuate. Siamo riusciti anche a fare una camminata sulla costa frastaglita, fin dove era possible, e ammirato anche lo scoglio con la torre della Pelosa e in lontananza l’isola Piana e dell’Asinara. Si trattava quindi del grande Parco nazionale dell’Asinara.
Si era messo a piovere, così la gente è scappata e noi ci siamo rintanati nel nostro camper. Una volta sistemati, abbiamo deciso di spostarci, in cerca di un posto dove mangiare.
Come era ovvio, visto che ormai eravamo ai primi di settembre, in giro non c’era niente, neppure un supermercato aperto. Fortunatamente avevamo provviste in camper. Così dopo una bella spaghettata ci siamo messi a fare un puzzle sulla Sardegna, che avevamo comprato durante il viaggio, giusto per passare il tempo, e terminare la giornata degnamente…
NONO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 150 KM
Il nuovo giorno non è cominciato con un sole che spaccava le pietre, ma almeno non pioveva…fatta un’altra passeggiata sulla costa de la Pelosa, ci siamo rimessi on the road verso Porto Torres, fermandoci a vedere la lunga spiaggia bianca delle saline.
PORTO TORRES COSA VEDERE
Oltrepassato il grande polo industriale di Porto Torres, siamo andati alla ricerca dell’antico ponte romano sul riu Mannu, con le sue 7 arcate di varie misure. Quest’opera, che risale al I secolo d.C., presenta un bel selciato con grandi pietre, ben conservata. Porto Torres è un’antica cittadina e lo dimostrano le rovine di varie epoche dei suoi dintorni.
La basilica di San Gavino, in stile romanico, è la più grande e antica della Sardegna. Ospita all’interno le spoglie dei santi Gavino, Proto e Gianuario. Nella piazzetta esterna sono visibili anche 4 colonne. Non siamo riusciti a vedere nei dintorni, la necropoli ipogea di su Crucifissu Manni, con una ventina di sepolture scavate nella roccia, alcune con varie decorazioni.
Molto particolare, a poca distanza, è l’altare del Monte d’Accoddi, che risale al 2700 a.C. e per questo è considerato una delle costruzioni più antiche d’Italia. Si tratta di uno ziggurath, ossia un altare in pietra, simile a quelli della Mesopotamia, che è alto sei metri.
Passato Porto Torres comincia la lunga spiaggia bianca della Platamona, bordata da dune e da una folta pineta, con l’acqua dalle mille sfumature Abbiamo fatto un rapido giro, anche perchè il mare era agitato e il tempo nuvoloso, e a causa del poco tempo a disposizione, non ci siamo stati.
CASTELSARDO COSA VEDERE
Il borgo di Castelsardo è stato fondato dai genovesi e per questo motivo inizialmente si chiamava Castel Genovese. E’ situato su un promontorio vulcanico della costa Paradiso, ed è caratterizzato da ripide stradine e scalette che si inerpicano tutte attorno.

Nella nostra visita siamo arrivati fino in cima per vedere il castello dei Doria, con alcune sale adibite a museo dell’intreccio, mentre i bastioni oltre a offrire viste meravigliose, racchiudevano un giardino.
Molto sviluppato è l‘artigianato e abbiamo avuto modo di vedere molte persone dilettarsi nella realizzazione di cestini di vario genere, per poi venderli.
La particolare cattedrale di Sant’Antonio Abate, in trachite scura, si affacciava direttamente sulla costa. Era in stile gotico catalano, e il suo alto campanile con la cupola maiolicata, erano davvero pittoreschi.
Ai piedi del promontorio si sviluppava inoltre il Parco Lu Grannadu, che con i suoi manti erbosi di un verde intenso, cosparsi di enormi pietre, mi ricordava i selvaggi paesaggi costieri inglesi.
Soddisfatti del nostro giretto siamo tornati al camper per dirigerci verso l’entroterra. Lungo la strada abbiamo incrociato la curiosa Roccia dell’elefante, un formazione calcarea, che aveva le sembianze di questo animale. In passato, nei suoi anfratti si trovavano alcune domus de janas, le antiche selpolture nuragiche.
GALLURA COSA VEDERE
Passato il lago di Casteldoria, ci siamo diretti verso Tempio Pausania, sotto un cielo nero di pioggia. Neanche a dirlo appena arrivati nella cittadina gallurese, si è messo a diluviare….
Il nostro obiettivo era quello di farci una giro veloce e ammirare i suoi palazzi in granito grigio, per poi proseguire alla ricerca della tenuta agricola di Fabrizio de Andrè.
L’AGNATA DI FABRIZIO DE ANDRE’
Nel 1976 Fabrizio de Andrè decise di acquistare un vecchio casolare allo scopo di trasformarlo nel suo rifugio, dove vivere a stretto contatto con la natura. Oltre ad essere il luogo che lo ispirò a comporre importanti canzoni, qui si cimentò anche a fare l’agricoltore e l’allevatore.
Tutto filò liscio fino a quando il 27 agosto del 1979, una banda di sequestratori, rapì Fabrizio e la sua compagna Dori Ghezzi. La prigionia, in mezzo alle montagne al freddo, dirò fino al 21 dicembre, in seguito al pagamento di parte del riscatto.
La tenuta, chiamata “Agnata” che significa “piccolo angolo“, è diventata oggi un boutique hotel e ristorante. E’ completamente circondata dalla natura e si caratterizza anche per il pergolato e la facciata completamente ricoperta dalla vite canadese, che muta con le stagioni.
Ci siamo diretti ancora verso la costa della Gallura, passando per Aggius e la Valle della luna, un altopiano granitico, con forme bizzarre e fantastiche….
DECIMO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 100 KM
COSTA ROSSA
Abbiamo trascorso la notte vicino al porticciolo di Isola Rossa, un piccolo borgo su un promontorio roccioso di colore rosso intenso. Il nome del luogo deriva da un isolotto posto a 400 metri dalla costa.
Purtroppo anche il nuovo giorno è incominciato con il cielo coperto, e pioggia intermittente. Non ci siamo abbattuti, e con gli ombrelli, abbiamo fatto lo stesso un giro sulle rocce rosse, fino alla scenografica torre aragonese, dalla quale si ammirava una bella vista panoramaica.

Ripresa la strada, abbiamo oltrepassato altre spiagge, come ad esempio Cala Rossa, sempre con formazioni rocciose bizzarre e una piscina naturale, in mezzo agli scogli. Anche qui, non ci siamo fatti mancare una passeggiata, ritrovandoci in mezzo a colori accesi che ricordavano quelli dei deserti americani….
COSTA PARADISO COSA VEDERE
Proseguendo lungo la costa frastagliata, e il maltempo, ci siamo fermati su altre spiagge per ammirare i panorami. L’intenzione era andare a Capo Testa, ma abbiamo dovuto desistere perchè ormai si era messo a piovere bene.
Siamo giunti fino a Santa Teresa di Gallura, dove abbiamo fatto un giro a piedi fino al punto panoramico con la torre spagnola.
SANTA TERESA DI GALLURA
Il tempo ormai era andato a farsi benedire e ci siamo rintanati nel camper per gran parte della giornata, anche perchè pioveva a secchiate, tanto che i tombini erano saltati e l’acqua scorreva a fiumi….
Demoralizzati, abbiamo trascorso il tempo con il “benedetto” puzzle da 500 pezzi raffigurante la cartina della Sardegna, sulla quale erano segnati tutti i punti di interesse dell’isola…noi ci siamo divertiti a localizzare quelli che avevamo visto fino a quel momento…sperando al contempo di terminare il giro che mi ero organizzata….
CAPO TESTA COSA VEDERE
Al primo accenno di miglioramento, siamo tornati a Capo Testa, dove con nostro stupore, abbiamo trovato altri “fuori di testa” come noi, che passeggiavano in mezzo alle spettacolari rocce levigate del promontorio….

Nel nostro caso siamo arrivati fino al faro in cima, sempre con la minaccia della pioggia alle calcagne….Peccato non aver avuto abbastanza tempo, perchè c’erano molti sentieri interessanti da percorrere, calette e formazioni calcaree spettacolari da vedere.
Le mutate condizioni climatiche delle ultime ore ci hanno praticamente catapultati dagli assolati paesaggi della Sardegna a quelli cupi e umidi della Scozia….
Nel frattempo, ci siamo abituati al tempo variabile, per cui abbiamo proseguito verso altre spiagge fantastiche, accontentadoci perlomeno di vederle….
ISOLA INSULEDDA
Siamo arrivati alla spiaggia di Porto Pollo, con l’obiettivo di raggiungere l’isola Isuledda o dei Gabbiani. Si tratta di un isolotto coperto di vegetazione, completamente sabbioso, sul quale si trova un campeggio e altre strutture turistiche.
L’isola è collegata alla terra ferma da uno stretto istmo di sabbia, e il mare, che digrada lentamente regala mille sfumature turchesi.
Noi non l’abbiamo certamente visto così, ma è stata comunque un’avventura…quasi arrivarci. Una volta parcheggiato il camper, ci siamo fatti una bella camminata per arrivare all’istmo sabbioso, ma non abbiamo potuto procedere oltre, poichè la strada era sommersa, e molti come noi, sono tornati indietro con le pive nel sacco…
PALAU COSA VEDERE
Speranzosi in un miglioramento del tempo, perlomeno per il giorno seguente, abbiamo tralasciato Palau, per provare a vedere se eravamo ancora in tempo per salire sulla roccia granitica di Capo d’Orso.
Purtroppo per le avverse condizioni meteorologiche, il sentiero che saliva in cima era già chiuso. Siamo tornati, quindi, a Palau per trascorrere la notte nella zona del porto. Abbiamo anche approfittato per chiedere gli orari del traghetto per raggiungere il giorno successivo l’isola della Maddalena.
UNDICESIMO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 220 KM
CAPO D’ORSO COSA VEDERE
Il nuovo giorno si preannunciava bene, con sprazzi di cielo azzurro, in mezzo a nuvole belle cariche. Nonostante tutto, eravamo molto fiduciosi su ciò che la Sardegna aveva ancora da offrirci.
Senza perdere tempo, siamo tornati a Capo d’Orso con l’obiettivo di scalare la collina rocciosa e raggiungere il simbolo di quest’area. Purtroppo il sentiero per salire non era ancora aperto alle visite, così abbiamo ripiegato sul forte di Capo d’Orso, che era realizzato con blocchi granitici e ben incastonato nel paesaggio.

Abbiamo cominciato così a pregustarci le viste mozzafiato sulla macchia mediterranea e i panorami verso l’arcipelago della Maddalena. I colori risaltavano bene, specialmente quando i raggi solari riuscivano a filtrare dalla coltre nuvolosa.
Ritornati sui nostri passi, siamo saliti per raggiungere la roccia dell’orso, lungo lo stretto e ripido sentiero, che ci ha condotti a 120 metri di altezza. Gli agenti atmosferici, nel corso del tempo, si sono dati un bel daffare a modellare la roccia, tanto che, guardandola da una certa angolazione e da lontano, sembra proprio di vedere un orso.

Questa sensazione si perde standoci sopra, ma si apprezzano la sua levigatezza e le forme insolite che la compongono, con grandi cavità davvero impressionanti. Non a caso, fin dall’antichità i suoi anfratti erano conosciuti dagli uomini preistorici, che qui hannno lasciato le loro tracce.
Soddisfatti di questa ennesima conquista, siamo tornati al porto di Palau, dove abbiamo scaricato le biciclette dal camper, rimaste inutilizzate fino ad allora. Durante tutto questo nostro on the road in Sardegna in camper, non abbiamo avuto molte occasioni e soprattutto a causa del poco tempo a disposizione. La prossima meta ci ha finalmente dato questa soddisfazione, anche se non sono state tutte rose e fiori…
ARCIPELAGO DELLA MADDALENA COSA FARE
L’arcipelago della Maddalena è dal 1994 un parco nazionale e comprende oltre 60 isole e isolotti. La più grande è La Maddalena, che è unita a Caprera dal ponte Moneta. L’isola di Santo Stefano è la prima che si incrocia arrivando da Palau, mentre alle spalle della Maddalena si trovano l’isola di Spargi e l’arcipelago degli isolotti di Razzoli, Budelli e Santa Maria.
Inutile dire che si tratta di un vero e proprio paradiso terrestre, con decine di spiagge, calette, fondali con ogni specie ittica mediterranea. Il mare è una tavolozza di sfumature smeraldine e turchesi, il tutto contornato da rocce in granito sagomate e dai colori incredibili.
L’unico centro abitato di una certa importanza è la cittadina La Maddalena, dove trovare negozi e ristoranti per tutti i gusti.
Nel nostro viaggio on the road in Sardegna in camper, appena sbarcati dal traghetto sull’isola maggiore, ci siamo messi subito in sella. Oltrepassato il centro storico di La Maddalena siamo arrivati al ponte, per raggiungere l’isola di Caprera.
CAPRERA
Abbiamo capito fin da subito che non sarebbe stata una passeggiata di salute…la strada si innerpicava sulle colline ricoperte di pini, ed è stato un continuo susseguirsi di tornanti e curve, tutto in salita!

Erano molto pochi i “ciclisti” che abbiamo incrociato, che in ogni caso erano super accessoriati con biciclette adeguate all’impresa. Noi, invece, disponevamo di due semplici biciclette con tanto di seggiolini per trasportare i bambini. Non è stato facile, e solamente alla fine della giornata, abbiamo apprezzato quello che abbiamo visto e fatto.

Il primo obiettivo è stato raggiungere il memoriale di Giuseppe Garibaldi nel forte Arbuticci, che costituiva il punto più alto dell’isola. All’interno si trova il museo multimediale che racconta la vita e le imprese dell’eroe dei due mondi. Purtroppo, quando siamo arrivati in cima, lo stavano chiudendo, per cui non abbiamo visto niente.
Fortunatamente, oltre a quel punto non c’era più la salita, e infatti per raggiungere la casa di Garibaldi, a 4 km di distanza, la strada in discesa ci ha risollevato l’umore. Devo ammettere, che tutti quelli che ci sorpassavano in macchina si meravigliano della nostra forza di volontà su quelle pendenze….
CASA DI GIUSEPPE GARIBALDI
La seconda tappa, stavolta, siamo riusciti ad visitarla, e a questa ci tenevo proprio. Non volevo  certamente perdermi la “mitica” casa di Garibaldi!
Il patriota è vissuto in questi luoghi fra il 1856 e il 1882, l’anno della sua morte. Vi si rifugiava, infatti, fra un’impresa e l’altra, che realizzava in giro per il mondo. Le varie strutture che compongono l’area fanno parte del cosiddetto “compendio garibaldino“.

All’arrivo di Garibaldi sull’isola, non esisteva praticamente niente, così con il tempo ha realizzato una fattoria, con tanto di orto, vigneto, e aranciera. Ha ampliato il nucleo abitativo, aggiungendo dapprima una casa in legno e poi quella in pietra, la “casa bianca“.
Durante la nostra visita guidata, abbiamo visto la stalla, con macchinari agricoli, le varie stanze addobbate con mobili e oggetti personali. Nella camera da letto, dove Garibaldi è morto, si trova ancora l’orologio, fermo all’ora del tragico momento.
Il cortile è il punto centrale del nucleo abitativo, e in mezzo si può vedere il grande albero, piantato da Garibaldi, nel 1867, quando è nata la figlia Clelia. Quest’ultima è stata l’ultima discendente della famiglia ad abitare in questo posto.
Durante il percorso di visita si vede anche il monumento di Garibaldi e il cimitero di famiglia, con il blocco di granito grezzo che custodisce le spoglie di Garibaldi.
Ripresa la discesa, siamo tornati velocemente alla Maddalena. Prima dell’imbarco per Palau, abbiamo gironzolato per il centro storico, gustandoci un buon gelato, vicino alla statua in bronzo di Garibaldi, seduto su una panchina….
ARZACHENA CODDU VECCHIU
L’on the road in Sardegna con il camper, ci ha portati nell’entroterra sardo, ad Arzachena, per vedere una bellissima tomba dei giganti. Questa è una zona, che fin dal passato, è stata abitata da antiche popolazioni nuragiche. Per le loro sepolture erano solite realizzare grandi tumuli in pietra, molti dei quali sono ancora ben conservati.

Grandi lastre granitiche sono sistemate a comporre un’esedra, e quella centrale è la più grande, che funge da ingresso. Alcuni corridoi interni di questo tipo di sepoltura possono arrivare a 30 metri di lunghezza.
La tomba di Coddu Vecchiu presenta una stele come ingresso, che è fatta da due pietre sovrapposte e sagomate, alte oltre 4 metri. La camera interna, ricoperta da grandi ciottoli e lastre pavimentali, è invece lunga 10 metri. Si pensa che il sito risalga al II millennio a.C.
Visitare questi luoghi antichi è senza dubbio un’esperienza mistica e magica, complice anche il paesaggio naturale, silenzioso e armonioso.
AGRITURISMO MURISTENE
Visto che eravamo in anticipo sulla tabella di marcia, abbiamo deciso di raggiungere Cala Gonone, saltata a inizio viaggio. Si trattava di fare oltre 130 km di strada, per cui lungo il percorso, a Dorgali, ci siamo fermati all’agriturismo Muristene. Abbiamo avuto modo di gustare specialità tradizionali e genuine, , vista l’ora tarda, abbiamo pernottato direttamente nel comodo parcheggio.
DODICESIMO GIORNO ON THE ROAD IN SARDEGNA IN CAMPER 10 KM
CALA GONONE
Ci siamo svegliati di buon’ora, rendendoci conto alla luce dell’alba, che la sera precedente ci eravamo fermati in un posto fantastico, in mezzo alla campagna e agli ulivi centenari….
Mancavano pochi km per arrivare a Cala Gonone, dopo aver imboccato un lungo tunnel, la strada scendeva abbastanza ripidamente verso la costa, con curve e tornanti.
Cala Gonone è una località turistica molto gettonata, con belle spiagge, come quella Centrale e di Palmasera. Questo è soprattutto uno dei punti di partenza per esplorare lo splendido golfo di Orosei.
Trovata l’area sosta camper, a piedi siamo andati al porto, per imbarcati su una motonave, e raggiungere le meraviglie naturalistiche di questo tratto costiero della Sardegna.
GOLFO DI OROSEI
Per visitare il golfo di Orosei ci sono molte possibilità , sia in autonomia con gommoni noleggiati o con motonavi che fanno parte di un consorzio. In questo caso i prezzi sono tutti uguali, cambiano solo in relazione a cosa si visita e dove ci si ferma. Funzionano come se fossero degli autobus, si può salire e scendere dove si preferisce e restare nei posti quanto si desidera.

Nel nostro caso, ci siamo imbarcati alle dieci, e fin da subito i colori dei fondali si sono rivelati in tutta la loro spettacolarità , con riflessi cristallini. Durante la navigazione abbiamo costeggiato, a una certa distanza, le falesie ricoperte in cima dalla macchia mediterranea.
Il golfo di Orosei fa parte del parco nazionale del Gennargentu, che abbiamo attraversato in parte, all’inizio del nostro on the road in Sardegna in camper.
Qui di seguito è l’ordine delle spiagge e delle grotte che si incontrano partendo dal porto di cala Gonone. Non abbiamo visto tutto, naturalmente, poichè questa è un’area protetta.
CALA FUILI
E’ la prima spiaggia che si trova appena partiti con la motonave, ed è raggiungibile anche con una strada o da un sentiero “codula fuili” scavato nella gola del Supramonte. Questa spiaggia è stato il set del film “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto” con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, del 1974.
GROTTA DEL BUE MARINO
La prima fermata l’abbiamo fatta alla grotta del Bue Marino, che prende il nome dalla foca monaca, che viveva in questa zona fino agli anni settanta. La grotta è a pagamento, ed è accessibile anche con un sentiero difficoltoso, che scende dalle rocce. In ogni caso, si tratta di un sistema carsico molto esteso, ma il percorso visitabile si sviluppa su una passerella per circa 900 metri.

Inutile dire che non è stato possibile filmare e fotografare, ma gli ambienti interni erano spettacolari…con laghetti alimentati da fiumi sotterranei e pitture e incisioni rupestri neolitiche. Vengono chiamate grotte, perchè la cavità si divide in tre rami, non tutti percorribili dai turisti.
CALA LUNA
Una lunga spiaggia bianca costeggiata da falesie alte 300 metri, alla base delle quali si aprono ampie grotte, questa è la spettacolare cala Luna. Si trova inoltre alla foce di un fiumiciattolo, che scende dai rilievi e forma anche dei laghetti di acqua dolce, costellati di vegetazione palustre.
Anche questa spiaggia è stata la location del film citato in precedenza, ma anche del remake con Madonna.
Come in tutta la costa di Orosei, la spiaggia è molto apprezzata dai climber, che qui si possono sbizzarrire.
Cala Luna l’abbiamo visitata come ultima meta della crociera, e siamo rimasti per un paio di ore, giusto il tempo di scoprire ogni suo aspetto naturale.
Altre spiagge che si susseguivano erano cala Sisine e cala Esuili.
CALA BIRIOLA
Anche in questa fantastica spiaggia ci siamo fermati per un paio di ore, godendo delle meraviglie paesaggistiche e dei colori del mare. C’erano tantissime rocce e anche un arco abbastanza alto, falesie e ciotoli anzichè sabbia. Poco più avanti in barca si passavano le piscine di Venere e cala Mariolu.
CALA GOLORITZE’
Ripresa la barca, abbiamo costeggiato le alte falesie piene di spaccature e grotte, fino ad arrivare a cala Goloritzè, caratterizzata dall’alta guglia di 143 metri, meta preferita da scalatori.
La spiaggia non è accessibile dal mare, per non inquinarlo con le barche, per cui non si fa scalo durante le escursioni.
Tornando al porto, abbiamo scorto altre grotte e anfratti, calette e spiagge dove non era possibile scendere. L’escursione è terminata verso le sei, così siamo tornati al camper, veramente esausti, ma contenti di non esserci fatti scappare questo angolo paradisiaco della Sardegna…
TREDICESIMO GIORNO IN SARDEGNA IN CAMPER CIRCA 220 KM
CAPO CODA CAVALLO
Ultimo giorno del nostro viaggio in camper in Sardegna, ma molte erano ancora le cose da vedere…Innanzittutto abbiamo recuperato un po’ di tappe lungo la costa a sud di Olbia, che il primo giorno avevamo saltato.
Siamo tornati fino a Posada, per proseguire poi alla spiaggia di Budoni, lunga ben 4 km e quella magnifica della Cinta, con le bianche dune e lo stagno di san Teodoro alle spalle. Dopo un rapido giro sul candido litorale bagnato da un mare azzurrissimo, ci siamo diretti al Capo di Coda Cavallo.
Dal promontorio, costellato di baie e spiagge bianche e ricoperta da una vegetazione mediterranea, si vedevano le isole di Molara e di Tavolara. Quest’ultima l’avevamo avvistata al nostro arrivo in Sardegna con il traghetto.
Ciò ci ha fatto capire che eravamo quasi al capolinea del viaggio…ma non abbiamo mollato la presa, e con il tempo tiranno, abbiamo puntato su quello che per molti rappresenta la Sardegna, ossia la Costa Smeralda….
COSTA SMERALDA
Siamo riusciti a vedere le principali località e spiagge della costa Smeralda solamente perchè ci siamo capitati a settembre, altrimenti con il camper sarebbe stata un’impresa impossibile. Strade strette e tortuose, che scendono verso la costa, completamente trafficate in alta stagione…era proprio ciò che volevamo evitare.

Non a caso, abbiamo cominciato la nostra esplorazione della Sardegna in camper in senso orario, partendo a sud di Olbia, tralasciando la costa Smeralda alla fine, anche per avere davvero un buon ricordo dell’isola.
Ovviamente in una giornata non posso dire di aver apprezzato e goduto delle meraviglie naturalistiche locali, ma un‘idea perlomeno me la sono fatta.
Certamente, come dicevo, capitarci quando ormai la stagione turistica è terminata, sarebbe l’ideale. Ciò vale naturalmente nel caso in cui non si voglia assaporare la vita da vip e da ricconi, dato che alla fine, per molti, la Costa Smeralda questo significa.
Non a caso, il mondo fatato e glamour della costa Smeralda è nato negli anni sessanta, come ritrovo per il jet set e gente altolocata, su iniziativa del principe Karim Aga Khan. In quel periodo sono sorti molti hotel lussuosi, resort da sogno, porti turistici attrezzati, boutiques, ristoranti rinomati e locali notturni famosi.
COSA ABBIAMO VISTO DELLA COSTA SMERALDA
Percorrendo la strada costiera, abbiamo avvistato un’infinità di spiagge e calette, scogli granitici rossastri, e immortalato anche la famosa scritta “Costa Smeralda” incisa sulla pietra. Abbiamo avuto così la conferma di essere nel posto giusto.
La prima località è stata Baja Sardinia, con la sua cala Battistoni, poi è stata la volta di Poltu Quatu, praticamente un profondo fiordo, incastonato in una costa granitica, occupato interamente da una marina con imbarcazioni lussuose, locali notturni. Negli anni ottanta era molto animato dalla musica di Jerry Calà , Umberto Smaila e via dicendo…

A Porto Cervo, invece, ci siamo fatti una camminata in discesa, passando in mezzo alle caratteristiche costruzioni in stile adobe, con muratura bianca e tinte delicate, muri curvilinei, piastrelle in cotto. Il tutto avvolto da piante mediterranee e bouganville. Si ammiravano anche scorci sulla baia sottostante con il porto turistico pieno di imbarcazioni di un certo livello.
Come accennato, durante la nostra visita era già tutto chiuso, per cui abbiamo scorrazzato in giro senza problemi. Questo è un luogo pieno di boutique, ristoranti e locali rinomati, che chiudono perlopiù alla fine di agosto e i primi di settembre. Completa la visita, la particolare chiesetta Stella Maris, sinuosa e intonacata di bianco.
Porto Cervo, Portisco, Porto Rotondo, Golfo Aranci, non siamo riusciti ad andarci, ma i panorami erano più o meno gli stessi. Località turistiche con bellissime spiagge in mezzo alla macchia mediterranea.
OLBIA E PARTENZA
Visto che ormai si era fatta una certa ora, abbiamo deciso di fermarci nella spiaggia di Pittolungo e rilassarci con la magnifica vista dell’isola di Tavolara sullo sfondo.
Contenti dell’ultimo bagno rigenerante e rinfrescante, ci siamo recati a Olbia, per dare un’occhiata in giro e trascorrere le ultime ore prima dell’imbarco sul traghetto per Civitavecchia.
Alle dieci, credendo di essere arrivati in anticipo al porto, ci siamo resi conto invece che la maggior parte della gente si era già sistemata. Fortunatamente ci siamo trovati lo stesso un angolino al coperto, dove fare la traversata notturna di sette ore, visto che dentro al camper non si poteva stare….
CONSIDERAZIONI FINALI SUL VIAGGIO IN CAMPER IN SARDEGNA
Inutile dire che la Sardegna è una regione meravigliosa, che ci ha regalato molte emozioni e aperto gli occhi sulle sue bellezze, la sua storia e le sue tradizioni. Ancora una volta abbiamo capito che Sardegna non vuol dire solo spiagge, ma anche entroterra, montagne, fiumi, colline, paesi meno noti, siti archeologici di ogni epoca.
Non voglio dimenticare, inoltre, le specialità culinarie, i dolci tipici, la gente accogliente e ospitale che abbiamo incontrato sulla nostra strada.
Molte sarebbero state le cose ancora da vedere, ma come primo assaggio è stato completamente soddisfacente, e la voglia di tornarci sicuramente è tanta…
Sicilia on the road 7 giorni!!
Roma cosa vedere in tre giorni!!